VIETATO GIOCARE

VIETATO GIOCARE SØLO Creative Room – Via XX Settembre, 34 – Pietrasanta – Lucca Inaugurazione sabato 1° giugno 2024 dalle ore 18.00 L’esposizione sarà visitabile dal 2 al 20 di giugno Tutti i giorni dalle ore 17.00 alle ore 21.00 – Sabato e Domenica anche dalle 11.00 alle 13.00

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ALDO DOLCETTI-VIETATO GIOCARE.

UN GIOCO SERIO di Enrico Brizzi (scrittore e autore del mitico “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”)

Il gioco è per definizione lo spazio dell’incontro e della socializzazione, dunque una forma di contatto
umano al pari della narrazione orale o della fruizione collettiva della musica.
Anche nella sua forma più specialistica, praticata dai professionisti, il calcio resta “il meraviglioso giuoco”,
del quale l’appassionato apprezza gesti tecnici individuali, forme d’associazione in chiave tattica, trame e
sottotrame che si consumano nello spazio autoconclusivo dei novanta minuti più recupero o in quello
composito di un torneo.
Non parliamo qui delle frustranti discussioni da bar o da social circa una decisione arbitrale o del mantra
ripetitivo, talora scimmiesco, degli sfottò rivolti ai rivali, ma della dimensione estetica sdoganata da Pier
Paolo Pasolini, il primo grande intellettuale italiano a riconoscere al calcio una dignità culturale. Per lui,
praticante a livello amatoriale e tifoso sfegatato del suo Bologna, il calcio poteva farsi poesia o prosa, e da
allora nessun italiano, neanche il critico più accigliato, ha potuto – si consenta un facile gioco di parole –
prendere sottogamba il pallone.
Sopravvive inoltre in alcuni di noi – i più innocenti o sensibili – la fascinazione per la continuità fra gli eterni
pomeriggi d’estate trascorsi a calciare un Supertele o un Tango fra amici in età da elementari e i batticuori
della Serie A o dei Mondiali in età adulta.
Fra queste anime pure c’è quella di Aldo Dolcetti, una carriera di alto livello come calciatore e poi
allenatore, ma con questa sua attitudine alla creatività artistica. Conoscerlo e diventarne amico, per me, ha
significato trovare qualcuno con cui parlare al tavolino di un bar torinese o passeggiando di notte per piazza
San Carlo dello stile di gioco di una certa squadra e di quell’approccio mentale che accomuna, nel segno
della concentrazione e dell’astrazione dal mondo, la pratica di tutte le forme artistiche; di metodologie di
allenamento e di gestione delle risorse umane; di qualità tecnica e della inevitabile pressione pubblica; di
schemi tattici e di grafica; di Cristiano Ronaldo e di Fortunato Depero.
Sono curioso di vedere e capire la mostra Vietato Giocare di Aldo, nelle cui opere c’è la compresenza
dell’immaginario calcistico con gli elementi naturali. Il gioco per lui credo sia una cosa seria e una
liberazione, e lo stesso si può dire dell’arte. Disegna, dipinge, installa; in una parola crea.
Questa sua predisposizione ha forse per lui una funzione catartica, valvola di sfogo dallo stress inevitabile
che il “lavoro” ad alto livello comporta, o l’arte è per lui una vocazione profonda quanto o addirittura più di
quella sportiva? Mi basta sapere che da questa tensione nasce arte, e goderne come si può godere di qualcosa
che rende la nostra vita più leggera, profonda e lieta.

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